La storia di Ventotene
Le origini del nome
I primi a dare un nome all'isola furono gli antichi Greci. La chiamarono Pandataria ovvero "dispensatrice di ogni cosa per la particolare fertilità della sua terra e la posizione strategicamente vicina alla terra ferma. La usavano infatti come punto di appoggio durante i lunghi viaggi in mare ma non la abitarono mai a cauda della mancanza di sorgenti di acqua dolce. Il nome mutò poi in Pandatera in epoca tardo romanica e in Bentilem durante l’assedio dei pirati saraceni nel IX secolo. Nel medioevo si susseguirono poi Vendutena, Vetotiene, Ventatere, per poi arrivare alla denominazione attualmente in uso che cominciò a diffondersi nel XX secolo.
Un'Isola di confino
Furono i romani a fare di Ventotene un isola abitabile, grazie alla costruzione di un sistema di cisterne molto efficiente. L’isola divenne quindi il luogo privilegiato per l’otium dell’imperatore Cesare Ottaviano Augusto che nel 2 a.C. vi confinò sua figlia Giulia per la dissolutezza che caratterizzava la sua vita fatta di tradimenti, sfarzo e scandali. Ma Giulia fu solo la prima di una lunga serie di personaggi illustri che risiedettero forzatamente a Ventotene. La seguirono infatti anche Agrippina Maggiore, Flavia Domitilla e Claudia Ottavia oltre che diversi esponenti politici anche in epoche successive. Con l’avvento dei Borboni, nel XVIII secolo, fu edificato il famoso Carcere di Santo Stefano che continuò ad ospitare oppositori politici anche durante il periodo fascista. Degli oltre duemila detenuti si ricordano in particolare l'esilio di Sandro Pertini, Andrea Terracini e Altiero Spinelli, coautori del Manifesto di Ventotene, un trattato anticipatore del concetto di Europa unita.